Mario Tamponi Zurück
7 L’infinito in terra nel siderale come nel nanometrico Alla luna la nostra terra appare circoscritta come alla terra la luna, agli anelli di Saturno un puntino sfocato, per la stella più vicina scompare. In quell’infinitesimale c’è la nostra umanità variopinta, l’intelligenza che s’interroga e cerca ragioni; dentro ci sono i sistemi di pensiero e l’arte d’ogni tempo, la storia di conflitti parentali, regionali e mondiali, l’ardua ricerca di una convivenza serena. Come fissare il numero dei luoghi da elevare alla potenza delle angolature possibili di individui e società, dell’intreccio di tutti gli sguardi, di culture creative e visioni svianti! Come sommare gli spettacoli del mare che riflette sempre nuovo il sole e il firmamento lunare, gli abissi abitati da pesci bizzarri e gli oceani che sconfinano col cielo come deserti di sabbia col conforto di oasi e miraggi… le montagne innevate verso il silenzio e le vette di vento… i ruscelli che si affrettano a valle, le pianure disegnate da fiumi contorti, macchiate di laghi e paludi… le colline profumate di vino e di miele… le foreste rifugio di aquile e leoni, elefanti e serpenti, tarantole ed insetti sognati che bucano l’aria dietro l’alito civettuolo dei fiori… i borghi con palazzi corazzati e piazze da teatro festoso, strade come arterie di linfa popolata di vita e di alterchi… le metropoli con tante città in grattacieli e sotterranei, e un sistema che tutto organizza e nulla dimentica… Ogni ambiente fluisce col rincorrersi di afa, gelo e tempesta, con terremoti e vulcani dal fuoco profondo testimoni del primordiale. Ritornando in località del passato ci sorprendono le cose assopite, sopravvivono con altri inquilini, con nuove abitudini e passioni. La terra non è mucchio di oggetti, è intreccio sconfinato di nessi da afferrare con sensi, ragione e parecchi incroci ormonali, da arricchire col nostro lavoro, con la magìa che ci ispira e rende inventori. Nati a immagine dell’infinito, l’infinito ci sovrasta e rinforza lungo la strada per non farci sentire vertigini. È banale confrontare il nostro col cosmo che ci sembra più grande in profondità siderali perchè l’infinito – nel piccolo come nel grande – è sempre infinito, senza argini e senza confini. È il sublime che non finiamo di scoprire tra galassie, in campi nanometrici e dentro di noi; amandolo ci dà il senso del bello e del brutto, del bene e del male, la certezza di quello che conta e che resta. Mario Tamponi